Scegli da che parte stare

Dalla Sicilia al cuore dell’Europa: “Scegli da che parte stare”.
Un percorso di Educazione civica con due docenti d’eccezione al Liceo Depero

“Scegli da che parte stare” è il titolo perentorio di un progetto di educazione civica rivolto alle classi terze e quarte del Liceo artistico F. Depero di Rovereto, sui temi del diritto alla cittadinanza e dell’arte come strumento di sensibilizzazione rispetto ad esso.

Il primo appuntamento ha avuto luogo mercoledì 14 aprile con il prof. Vincenzo Antonelli, docente di diritto amministrativo presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, già lo scorso anno intervenuto tempestivamente in una videoconferenza per il Depero sul tema della “Libertà in emergenza”, toccando quindi un problema in quel momento particolarmente sentito dai ragazzi. 

Antonelli, con la passione e l’efficacia comunicativa che lo contraddistinguono, ha fornito un approccio giuridico al problema delle migrazioni, per “guardare il mondo con la lente del diritto”. Il giurista è partito dal suo vissuto, con il toccante racconto di alcuni eventi degli anni ‘90, dai misteriosi indumenti (che si seppero poi abbandonati dai migranti appena approdati a terra), ritrovati dal padre sotto gli alberi di limoni e mandorle, nei pressi di Avola, all’impegno di Don Carlo D’Antoni nella baraccopoli di Cassibile, fino al naufragio di Capo Passero del Natale del 1996, il primo di una lunga serie e il primo caso a sollevare le coscienze e ad aprire il dibattito pubblico sul problema delle migrazioni nel nostro Paese. Perché ancora oggi, tra chi intraprende la traversata per fuggire da guerra, fame, povertà, mancanza di libertà, sopravvivono solo i più forti: gli altri “se li mangia il deserto”, “se li prende in mare”, spiega Antonelli, arrivando così a chiarire il titolo del progetto. “Scegli da che parte stare” vuol dire poter scegliere dove vivere con il riconoscimento dei pieni diritti, perché questo è, almeno in origine, il concetto di cittadinanza: “il diritto ad avere diritti”. Nella storia, continua Antonelli, possiamo trovare molti esempi che dimostrano come negare la cittadinanza significhi trasformare le persone in numeri, senza diritti e identità, arrivando così al paradosso di “usare la cittadinanza per discriminare”. Risulta chiaro il riferimento ad Hannah Arendt, che ne “Le origini del totalitarismo” sancì che “il diritto ad avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità, dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa”. Si tratta in definitiva, conclude Antonelli, di “una cittadinanza universale, che superi i confini degli stati nazionali a cui oggi è ancora ancorata la cittadinanza legale ed abbracci l’insieme dei diritti costituenti il patrimonio di ogni persona, indipendentemente dalla sua provenienza, l’insieme di quei diritti umani che garantiscono la dignità di ogni persona”. In sostanza, “la via per la cittadinanza è la via per i diritti umani”. 

Elia Li Gioi, Avola (SR)
Elia Li Gioi, Museo dei migranti, Bruxelles

Il secondo incontro ha avuto luogo lunedì 19 aprile con l’artista e docente di Storia dell’arte Elia Li Gioi e la dott.ssa Loredana Marchi, direttrice del Museo dei Migranti di Bruxelles, dove sono esposte alcune delle opere più importanti di Li Gioi. La peculiarità delle sue sculture consiste proprio nel riuso dei rottami delle imbarcazioni che trasportarono i migranti verso le coste siciliane. Ed è proprio la Sicilia la terra d’origine di Antonelli e Li Gioi i quali, nella loro vita e nella loro carriera, hanno fatto tesoro con impegno civico ed umanità di quanto sperimentato e visto con i propri occhi negli anni della loro infanzia e adolescenza, quando assistettero ai primi sbarchi e alle prime tragedie che, ormai, sono diventate tristemente frequenti.

Li Gioi, con le sue opere che vogliono “smuovere le coscienze” rispetto ai drammi che animano anche il nostro presente, ha parlato ai ragazzi del suo percorso umano ed artistico, sottolineando l’importanza di umanizzare gli spazi ed i tempi dell’arte, della politica, di ogni manifestazione del vivere. E qui entra in campo anche la seconda accezione del titolo del progetto: perché quello “scegli da che parte stare” è anche un richiamo alle nostre coscienze, è un invito a non restare indifferenti, a non macchiarsi di ignavia, a prendere una posizione. Come ha fatto Li Gioi, da sempre impegnato a favore dell’inclusione sociale e della promozione della cultura e della solidarietà, tanto che è stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella nel 2019, mentre il neonato Museo dei migranti di Bruxelles ha allestito un’intera ala sul tema della migrazione dei popoli nel Mediterraneo, raccontata attraverso le sue tele e soprattutto i suoi “assemblage” polimaterici, realizzati a partire dai legni e pezzi di metallo dei barconi con cui i migranti sono approdati, o hanno tentato di approdare, sulle coste siciliane. 

In collegamento da Bruxelles, la direttrice italiana del nuovo Museo, la dott.ssa Loredana Marchi, ha condiviso con gli studenti del Depero la sua esperienza di insegnante della lingua madre per i figli degli immigrati italiani in Belgio, grazie alla quale si è avvicinata al mondo del volontariato per l’integrazione culturale dei migranti – non solo italiani – attraverso l’associazione Foyer ed ora con l’istituzione del Museo dei migranti che, come dice Li Gioi, è una sorta di monito nel cuore dell’Europa affinché non si dimentichi o, peggio, si neghi un giorno la tragedia dei migranti in atto nel nostro tempo. D’altra parte anche le sue opere d’arte vogliono essere testimoni, sono dei totem che “raccolgono la storia dei popoli, segni del nostro tempo”. La direttrice del Museo insiste con i ragazzi sull’importanza di scegliere da che parte stare rispetto al drammatico problema delle migrazioni, che coinvolgono anche tanti loro coetanei in cerca di libertà ed opportunità. 

Gli studenti hanno seguito con grande attenzione e partecipazione ed hanno posto molte domande soprattutto di tipo artistico. Ad affascinarli sono stati la tecnica dell’assemblaggio e lo stesso processo creativo che rianima, con una nuova vita e un nuovo significato, materiali destinati allo smaltimento. L’artista ha risposto ai quesiti sostenendo che quei “rifiuti speciali”, provenienti dai relitti dei barconi, lo hanno chiamato con la forza delle speranze, delle sofferenze e dei sentimenti delle persone che hanno trasportato o che vi hanno trovato la morte. Questi materiali sono per l’artista “reliquie da rispettare”, “pezzi di carne viva” ai quali ha infuso nuova vita grazie alla “contaminazione”, parola molto amata dall’autore, ossia l’empatia, l’umanità che inducono ad aprirsi al prossimo, alle altre culture per donare e ricevere. Perché prima di tutto bisogna conoscere, per poi scegliere, appunto, possibilmente di stare dalla parte dell’umanità.

Prof.ssa Roberta Belli

Ideato dalla prof.ssa Claudia Cristoforetti e dai prof. Marco Forte e Alberto Garniga, il progetto è stato sostenuto dalla dirigente Daniela Simoncelli e dai docenti dei dipartimenti di Lettere e Filosofia, i quali hanno preparato le classi coinvolte attraverso specifiche attività didattiche, quali lezioni di storia, momenti di discussione e riflessione, visione di film a tema che hanno indotto gli studenti ad elaborare una serie di domande da porre agli esperti, intervenuti in collegamento video in due diversi incontri. 

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